lunedì 5 aprile 2010

Il Re ed il suo "incomparabile Ministro"

L'"incomparabile Ministro": una titolatura altamente ironica

Nella sua allocuzione natalizia davanti ai vescovi, il 24 dicembre 1938 Pio XI, dopo un breve ringraziamento per gli auguri ricevuti, viene subito sul tema di un'altra prossima vigilia, quella del decennio della Conciliazione (la conclusione dei Patti lateranesi) il prossimo 11 febbraio.

Esprimendo la sua riconoscenza, si rivolge alle "altissime persone - diciamo il nobilissimo Sovrano ed il suo incomparabile Ministro".

Che qui si rivolga a Mussolini chiamandolo l'"incomparabile ministro" gli viene spesso rinfacciato: che questa "reverenza" a Mussolini toglie molto alla seguente critica al governo fascista; critica che per l'altro si concentra quasi esclusivamente sugli attacchi all'"Azione Cattolica". Ciò dimostrerebbe una volta di più la tiepidezza delle sue prese di posizione contro il razzismo e l'antisemitismo.

Ma con entrambe le accuse si fà del torto a Pio XI:

Primo, Emma Fattorini racconta come quella reverenza fù intesa quale pura ironia e presa in giro di Mussolini:

«… e del suo "incomparabile Ministro". Un complimento che subito suonò a tutti come ironico, e che così interpretò lo stesso Mussolini offendendosi a morte; […] Ciano racconta come Mussolini fosse "montatissimo" e dei suoi enormi sforzi per calmarlo: sforzi inutili, perchè il duce era convinto che con quell'appellativo "incomparabile, il Papa volesse prenderlo in giro." Mussolini […] incarica il suo ambasciatore di presentare alla Santa Sede una protesta motivata da tre argomenti: "In certi ambienti cattolici si è fatta dell'ironia sulla parola del Papa che mi riguarda. Deploro l'attacco al Partito pronunciato dal Papa, attacco sul quale si è fatta speculazione in tutta Europa."»

(da: Emma Fattorini "Pio XI, Hitler e Mussolini", pagina 207)

Ho poi trovato qui l'intero discorso natalizio.

E' vero che, come gli viene spesso rimproverato, Pio XI si sofferma quasi unicamente sugli attacchi ad "Azione Cattolica" che chiama la "pupilla degli occhi Nostri". Ma termina questa "lamentela" con le seguenti parole:

"Ieri Ci si segnalavano Venezia, Torino e Bergamo; oggi è Milano e proprio nella persona del suo Cardinale Arcivescovo, reo di un discorso e di un insegnamento, che rientra esattamente nei suoi doveri pastorali, e che Noi non possiamo che approvare."

Il "Cardinale Arcivescovo" di Milano però era Ildefonso Schuster, che un mese prima, nel novembre del 1938, proclamò dal pulpito nel Duomo di Milano che  «il razzismo costituisce un pericolo internazionale non minore di quello dello stesso bolscevismo.»

Ildefonso Schuster, allora abate, era anche preside della Congregazione dei Riti che nel 1928 approvò pienamente la richiesta dell'associazione "Amici Israel" di togliere il "perfidis" nella liturgia del venerdì santo riguardante gli ebrei (proposta che poi fù respinta dal Sant'Uffizio). E un anno più tardi fù nominato da Pio XI arcivescovo di Milano e subito dopo cardinale.

Chi legge oggi il discorso natalizio di Pio XI difficilmente saprà chi era inteso, ma allora quasi certamente tutti sapevano subito a chi Pio XI si riferiva e soprattutto quale "indignante" affermazione ora approvava pubblicamente.

Se si aggiunge questo agli altri attacchi di Pio XI al regime fascista a partire dalle annunciate leggi razziali, non mi sembra affatto che essi furono "tiepidi" o non troppo convinti, ma quello che Pio XI, quasi isolato e contrastato, poteva al massimo fare.

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