lunedì 5 aprile 2010

Contemporanei sul contrasto tra Pio XI e Pio XII

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RIGUARDO LE PERSECUZIONI ANTIEBRAICHE

Domini Burkard, teologo e professore di storia del cristianesimo, nel 2009 scrive in un saggio intitolato "Pio XII e gli ebrei - un'analisi del pontificato di Pio XII":

«Tutti gli indizi dimostrano in maniera assai evidente che è stato Eugenio Pacelli ad impedire quasi tutte le proclamazioni pubbliche della Santa Sede contro il nazionalsocialismo. A confermarlo sono pure suoi contemporanei:»

Robert Leiber, segretario di Pacelli
Robert Leiber, che fu per oltre trent'anni segretario privato di Pacelli (Pio XII), nel 1960 scrisse che
"era solitamente difficile dissuadere Pio XI dal prendere pubblicamente posizione, Pio XII invece difficilmente da persuaderne.".

Il vescovo Alois Hudal
Anche Hudal, nelle sue memorie, assicura in maniera credibile che "tutte le iniziative al riguardo sono state spesso smorzate o stemperate dall'intervento del segretario di stato [Pacelli] e della Congregazione per gli affari straordinari, nell'interesse di uno sviluppo pacifico."

apparso sul settimanale tedesco "Christ in der Gegenwart" ("Cristianesimo oggi"):

Cardinale Eugène Tisserant
Nel giugno del 1940, alla vigilia della capitolazione della Francia, quando le atrocità commesse dai nazisti in Polonia erano note almeno ai più alti diplomatici, Tisserant, membro della curia romana, scrisse al cardinale arcivescovo di Parigi, Emmanuel Suhard:

«Temo che la storia avrà ragione di biasimare la Santa Sede per aver seguito una linea politica di comodo per se stessa e molto poco più. Ciò è estremamente triste, specie se si è vissuti sotto Pio XI.»

Inizia con quest'episodio, questa affermazione del cardinale Tisserant, anche un saggio di Peter C. Kent, che subito prosegue: - e ciò già nel 1988!

«In the studies which seek to explain Pius' XII silence in the face of certain knowledge of Hitler's extermination policies during the second world war, little attention has been paid to this contrast between Pius XII and his predecessor, Pius XI.»

«Negli studi che cercano di spiegare i silenzi di Pio XII di fronte a una certa conoscenza della politica di sterminio di Hitler durante seconda guerra mondiale, si è [finora] prestata poca attenzione a questo contrasto fra Pio XII ed il suo predecessore, Pio XI.»


Peter C. Kent: "A Tale of Two Popes: Pius XI, Pius XII and the Rome-Berlin Axis" in "Journal of Contemporary History", vol. 23 (1988), pag. 589-608.

Joseph Wirth
Ex cancelliere tedesco nella repubblica di Weimar e politico del partito cattolico ''Zentrum'', emigrò nel marzo del 1933 subito dopo l'entrata in vigore della legge che diede pieni poteri a Hitler (e resa possibile soltanto "grazie" al voto del "Zentrum"); dal suo esilio si impegnò infaticabilmente, grazie ai suoi molteplici contatti, anche in Vaticano, contro il regime nazista e la persecuzione degli ebrei.
Nell'estate del 1939 scrisse ad un conoscente che l'enciclica a venire (la "Humani Generis Unitas") è stata finora trattenuta per dei motivi tattici diplomatici.

Wirth si mostrò deluso da questo atteggiamento di Pio XII e disse che nell'ambito dei suoi sforzi ha avuto modo di avere dei profondi saggi della mentalità del nuovo papa, che però nel suo cuore erano ancora vive le impressioni dell'alta linea di condotta di papa Pio XI, benedetta la sua memoria.

"Pio XII e gli ebrei - un'analisi del pontificato di Pio XII"

Ernst von Weizsäcker
Il giudizio dell'allora ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, Ernst von Weizsäcker, l'abbiamo già visto:
«Se Pio XI fosse vissuto, certamente si sarebbe arrivati alla rottura (con i regimi totalitari, fascismo e nazismo).»

Anche Dino Messina, sulla base di documenti ora accessibili, da tempo cerca di evidenziare questo contrasto fra i due pontefici, p.e. qui e qui.


Alois Hudal (1885-1963)
Soprannominato "il vescovo bruno", dal 1923 era rettore del Collegio "Santa Maria dell'Anima" di Roma, dove avveniva la formazione del clero di lingua tedesca.
Col suo libro "I fondamenti del nazionalsocialismo", 1936, tentò una sintesi tra cattolicesimo e nazionalsocialismo, sempre che l'ultimo non miri a sostituire il cristianesimo; un'esemplare andò a Hitler con la dedica: "Al Führer del Risorgimento tedesco, il Sigfrido della speranza e della gloria germanica".
Il Führer infatti di sicuro apprezzò molto passaggi come: "La percentuale dei giudei negli ospedali ..., nelle professioni giuridiche, in quelle libere e artistiche, nella stampa - per non parlare del mondo finanziario, è sproporzionatamente alta. Ne conseguiva un'intossicazione dello spirito germanico con pensieri e dottrine straniere (estranee?) ..."
Alla fine della seconda guerra mondiale, Hudal si dedicò alle "opere caritative" (come egli stesso le definì), rendendo possibile la fuga, soprattutto verso l'Argentina, di alti funzionari e criminali nazisti, quali p.e. Eichmann, Mengele, Priebke e molti altri.

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